Trentacinque anni d’amore per il boxer all’allevamento del Rolanus

“Kira era la boxerina di mio nonno, ed è stata la mia prima compagna di giochi”.
Galeotto fu il boxer per Crosa, l’arcinoto allevatore dell’affisso del Rolanus, nonché vice presidente del nostro club che, allo scoccare del colpo di fulmine, aveva solo due anni!

Roberto Crosa nel ring - La nascita di un allevatore di boxerAl quattordicesimo compleanno, niente motorini per lui, ma un solo desiderio: un boxer tutto suo da accudire e addestrare. E papà gli compra un’altra boxerina, una fulva che, a suo dire, era il compendio di tutti i difetti che lo standard potesse prevedere, una cagnolona di 35 kg, Raya! Ancora non lo sapeva, ma la passione per il boxer lo aveva ormai irrimediabilmente catturato!

Roberto dedica a lei il suo tempo libero. Soprattutto nelle attività di addestramento. E con la frequentazione dell’ambiente cinofilo, si faceva sempre più pressante quell’insaziabile voglia di scoprire e sapere tutto quello che riguarda la razza.

A 18 anni, la patente di guida offre finalmente a Roberto l’indipendenza e la possibilità di girare per expo e, soprattutto,di ampliare il raggio di azione, ovvero, conoscere allevatori, espositori, giudici e persone che potessero in qualche modo trasmettergli tutte quelle informazioni di cui non era mai sazio.

“Ero giovane e non smettevo mai di fare domande,” dice descrivendosi un po’ come quei bambini che non la finiscono mai di interrogare chiunque su qualsiasi cosa… “Ma soprattutto, avevo bisogno di un cane con cui iniziare a fare qualche expo”. Pieno di aspettative e di entusiasmo, Crosa acquista il suo primo maschietto. Un cucciolo con cui però, i risultati stentavano ad arrivare.

“Tutto sommato, il fatto di non vincere non aveva un’importanza cruciale,” sottolinea, “l’aspetto fondamentale è che grazie al fatto di girare, si dilatavano le possibilità di chiedere e sapere e di soddisfare la mia voglia di imparare. Più frequentavo la gente dei boxer, più vedevo bei cani, più la passione per questo mondo e per questa razza diventava preponderante nella mia vita!” .

Il passo successivo fu l’acquisto di una femmina. Un acquisto studiato e meditato dopo aver tentato di apprendere lo scibile su quelle che allora erano le basi per chi voleva conoscere il boxer, le riviste che arrivavano dall’Italia e dalla Germania.

Roberto Crosa sul podio con un boxer dell'allevamento del Rolanus“Ricordo che progettai il primo accoppiamento insieme con un un grande esperto della razza, il tedesco Bodo Grolla, giudice e allevatore. Fu lui a consigliarmi di tentare con un maschio tedesco. Avevo tante attese sulla cucciolata in arrivo. Vagheggiavo e sognavo. Nacquero otto cuccioli, due femmine tigrate e nientemeno che SEI bianchi! Un attimo di sconforto per quest’altra delusione, ma solo un attimo. Non mi sono scoraggiato, non ho smesso di fare domande e, soprattutto, non ho smesso di ascoltare tutte le risposte, con umiltà.”
“Non c’era internet, non c’erano i cellulari,” racconta, “ci si incontrava e si chiacchierava.
Gli argomenti erano sempre quelli: linee di sangue, costruzioni, standard, teste, accoppiamenti…”
Mai pago, Roberto scriveva anche lettere fitte di questioni ai personaggi più in vista del Boxer Club italiano e tedesco, che ammirava e con cui intratteneva relazioni epistolari.

Nel 1980, il passo dell’ufficialità: da allevatore amatoriale, Roberto Crosa crea l’Allevamento Del Rolanus. E tra soddisfazioni e delusioni, la passione lievitava… Ci sembra di capire che “passione” è la parola chiave per riuscire a perseverare!

“Nel mio percorso formativo, ho avuto la fortuna di conoscere i ‘maestri’ della razza e di trovarli sempre disponibili a dispensare quelle informazioni che hanno costituito la base della mia formazione.”
A 19 anni, Lollegni, allevatore e presidente del gruppo Solaro, lo stesso che gli consigliò l’acquisto del primo maschio, lo invitò a ricoprire la carica di segretario nel gruppo piemontese Solaro. Fu l’occasione per partecipare ad assemblee e riunioni capaci di far maturare una passione che, alimentata quotidianamente, continuava a crescer Arrivarono i primi campioni, Axel del Rolanus, Bijou del Rolanus… “

Questo mi dava modo di confrontarmi con altri allevatori, di prendere spunto dalle loro esperienze, di ragionare…” L’obiettivo di sempre è stato quello di far nascere cuccioli che fossero anzitutto sani.

Allevare boxer una passione di famiglia“Avevo voglia di costruire una mia linea di sangue,” spiega, “e ho spostato la mia attenzione sulla Germania e sull’Olanda . Ho avuto fortuna. Non solo per le innumerevoli occasioni di confronto, ma anche per le molte persone che, contagiate dal mio amore per i boxer, hanno iniziato a collaborare con me, aiutandomi con le cucciolate. Da parte mia, c’era e c’è l’attenzione costante a condividere quello che avevo appreso e che continuavo instancabilmente a imparare.

Tutto quel domandare cominciava a dare una forma al mio progetto di boxer. Iniziavo a capire come fissare certe caratteristiche, continuavo a studiare le linee perseguendo le espressioni migliori e tenendo presente le problematiche che si venivano a creare.”

Nel 1984 il dott. Bonetti gli propone di entrare a far parte del consiglio direttivo del BCI. Roberto accetta solo dopo varie insistenze: si sentiva troppo giovane, troppo inesperto, troppo inadeguato. “Non nascondo che, quando fui eletto consigliere nazionale, ero decisamente imbarazzato ed emozionato… Arrossivo sempre quando mi trovavo al cospetto di personaggi con una ragguardevole esperienza nell’ambito dell’allevamento!

Salute, carattere, bellezza… Volevo un cane tipico, con una bella espressione, ma soprattutto, mi stava venendo il pallino per la costruzione. Nel mio progetto, il cane ideale era alto sugli anteriori, rampante e nel quadrato. Per realizzare il boxer che si disegnava nella mia mente, decisi di partire da questo, dal tronco, per poi lavorare sulle teste e sull’espressione , che erano essenziali per togliersi qualche soddisfazione nelle esposizioni.”

L’ 11 ottobre 1992, per Crosa fu un giorno indimenticabile. “Era la domenica del campionato italiano. Alla mattina, mio figlio Edoardo è venuto alla luce, e alla sera, ho ricevuto la telefonata di un amico che mi comunicava che un mio maschio, Elliot del Rolanus, aveva vinto il titolo di campione dell’anno maschi fulvi!”

Edoardo e Roberto Crosa due grandi allevatori di boxerOggi Edoardo ha ereditato tutta la passione del padre ed è molto attivo in tutte le questioni allevatoriali oltre che socio dell’affisso. “Ragiona, progetta e decide con la sua testa,” spiega Crosa senjor, “è in crescita ed è importante che possa muoversi in libertà. È giusto che ogni appassionato faccia le proprie scelte per gioire appieno dei risultati positivi e meditare su quelli meno esaltanti”.

“È arrivato il momento di fare qualche domandina… Per chi scrive, non è facile interrompere un racconto così traboccante di emozioni, di esperienze e di cani… pardon, di boxer! Ma non è facile nemmeno soffocare le domande, e nessuno più del protagonista di questa intervista può capirlo.

“Sulla base della sua lunga esperienza, quali sono gli elementi che potrebbero permettere di prevedere un numero eccessivo di bianchi?”

“Bisogna controllare la pigmentazione di entrambi i genitori. Unghie, polpastrelli e palato devono essere il più possibile scuri. Anche la terza palpebra depigmentata indica che c’è un deficit.” E continua: “L’ideale per evitare i cuccioli bianchi è fare in modo che almeno uno dei genitori non presenti bianco sulla fronte fino dalla nascita. A tutto ciò, naturalmente, bisogna aggiungere una buona conoscenza della linea di sangue.”

“Dopo tanti anni di allevamento, in questo periodo controverso di polemiche e nostalgiche rimembranze, lei che cosa rimpiange?”

“Mi manca un po’ quell’autorevolezza che sapeva esprimere l’allevamento tedesco che, indubbiamente, ha risentito più di altri del divieto di amputazione. D’altro canto,” prosegue, “il boxer cambia continuamente e questa trasformazione vede crescere le tradizioni di altre nazioni. Prima era il tempo del boom italiano, poi è stata la volta della Spagna, ora assistiamo alla crescita degli allevamenti dell’Est Europa e russi…” E, tra il pensieroso e il categorico, afferma: “Garantire ai cuccioli salute ed equilibrio caratteriale è una responsabilità che tutti hanno quando decidono di mettere al mondo una cucciolata. È fondamentale fare una ricerca approfondita e un’indagine meticolosa nei dati consultabili delle varie generazioni.”

“Qualche desiderio ancora da realizzare?”

“Altroché! Mi piacerebbe che si generassero gruppi di lavoro e una collaborazione reciproca basata sull’amore per la razza. Senza lucrare e, soprattutto, lasciando da parte invidie e gelosie. Mi piacerebbe che si formassero delle vere ‘èquipe’ fondate sulle affinità e sulla passione, con l’unico scopo di creare dei boxer di qualità i quali, a loro volta, diventerebbero le radici per un lavoro ulteriore. Così, solo per il piacere di veder nascere il boxer più corretto!” E conclude: “Pensare alla razza, non ai propri interessi… Questo è il mio sogno!”. Ci lasciamo così, con questa visione idilliaca di un futuro roseo e felice. Per il boxer, per gli allevatori, per il club. È stato un piacere. Speriamo lo sia anche per chi leggerà!

Intervista rilasciata a Raffaella Ceragioli e pubblicata sulla rivista n°3 del 2014 del Boxer Club D’italia.